Recensioni e interviste

“Spettacolo” a Rai radio tre

https://www.mescalina.it/…/intervi…/13/05/2018/gabriele-orsi

https://neuguitars.com/2018/02/07/intervista-a-gabriele-orsi-c-o-d-trio-febbraio-2018-su-neuguitars-blog/

Link Reviews:

http://www.traccedijazz.it/index.php/recensioni/1097-gabriele-orsi-–-spettacolo

http://parliamodijazz.altervista.org/il-nuovo-album-di-gabriele-orsi-un-vero-e-proprio-spettacolo/

http://ettoregarzia.blogspot.it/2015/04/poche-note-sul-jazz-italiano-lavorare.html

A Montage of Gabriele Orsi

http://www.jazzitalia.net/recensioni/mrt.asp#.VQLTect0zIU

http://www.jazzconvention.net/recensioni/recensione451.html

http://www.jazzitalia.net/recensioni/monksmind.asp#.VQLVsct0zIU

http://www.laorilla.it/home/index.php?option=com_k2&view=item&id=166:coppa-orsi-di-lenge-monks-mind&Itemid=348

http://www.jazzitalia.net/recensioni/oddoriginalsongs.asp#.VQLW88t0zIU

Reviews

– da Musica Jazz – sett 2015:

Gabriele Orsi «Spettacolo»

Music Center, distr. Ird

“… in molti idiomi regionali italiani faceva capolino l’entusiastico «spettacolo». Orsi ricorda che l’esclamazione era tipica del suo amico Santino Carcano, contrabbassista prematuramente scomparso, al quale dedica l’album. Qui lo spettacolo si ascolta nel massiccio groove di Fluxus Theme, sottolineato dal funk della chitarra, dal trombone che visita New Orleans caracollando e dal festoso infrangersi dei piatti. Orsi firma tutti i brani, fatta eccezione per un’illuminata versione di Pannonica di Monk che si apre con  il contrabbasso ligneo di Carcano. Orsi e isuoi compagni frammentano il profilo melodico all’improvviso e piegano anche il ritmo,lasciando alla pronuncia di Caruso, carica di mille dialetti, gli inserti motivici. Il chitarrista introietta il passato del jazz in un’avventura fatta di lacci contemporanei e avanguardistici, come nella sinfonicobandistica Song For o nelle note dal retrogusto antico di Meraviglia.

Ayroldi
Spettacolo

  • E’ uscito a febbraio per Music Center il nuovo CD del chitarrista milanese Gabriele Orsi, registrato in quartetto con Beppe Caruso al trombone, Francesco Carcano al contrabbasso e Francesco Di Lenge alla batteria. Sette brani originali firmati dal leader, a cui si aggiunge “Pannonica” di Monk, per un lavoro notturno e d’atmosfera.
    Si muove in equilibrio tra le strutture oblique di Monk e la fusion di qualità Gabriele Orsi, e per farlo ricorre a tre musicisti estremamente funzionali al progetto, ed in particolare al trombone di Beppe Caruso, che dialogando con la chitarra del leader conferisce all’intero lavoro quel timbro scuro, a tratti particolarmente greve, che costituisce la cifra stilistica del quartetto.
    Per apprezzare pienamente la qualità del suono, i contrasti dinamici e le sfumature di colore della proposta è assolutamente consigliato munirsi di una buona cuffia e lasciarsi avvolgere dalle atmosfere notturne e cupe, calde e rilassate prodotte da un gruppo dotato di una buone dose di interplay e di una certa originalità, ingredienti oggi necessari per distinguersi nel folto panorama del jazz di casa nostra.
    Le intenzioni sono chiare fin dal brano d’apertura, “Fluxus Theme”, peraltro uno dei pezzi più interessanti dell’intero CD, dal bell’incedere in 4/4 e infarcito di riverberi di matrice fusion, con Caruso determinante nell’accentuare lo swing e Carcano autore di un pregevole solo di contrabbasso. Segue “Friends”, introdotta dai rumorismi del trombone e caratterizzata dal suono particolarmente scuro e dal tempo molto lento, fino all’accelerazione finale con gli equilibrismi di Orsi e Caruso ad intrecciarsi e ricorrersi. Dopo l’apertura in solo del contrabbasso, il tema di “Pannonica” è esposto dal trombone, con la chitarra del leader che prima si limita al contrappunto e poi si ritaglia il suo spazio, con interventi solistici e dialoghi di pregevole fattura.
    Altro episodio molto riuscito è “Luna”, tempo lento sincopato in crescendo con trascinanti inserti del trombone e con una sezione psichedelica di Orsi in bilico tra paesaggi urbani e lunari, a cui fa seguito “Song For”, in cui il rullante sottolinea tensioni crescenti e successivi rilassamenti mai risolti. Il brano che dà il titolo all’album, “Spettacolo”, è ancora a tempo lento, ma giocato su un succedersi di temi spezzati, spesso esposti all’unisono da Orsi e Caruso. In un clima da jazz club, si susseguono senza soluzione di continuità il lungo assolo iniziale del leader, un intervento particolarmente notturno del trombone ed un bel momento per la batteria di Di Lenge, dal ritmo particolarmente cantabile, che precede la chiusura in quartetto.
    C’e’ ancora spazio per un’altra piccola perla, “Meraviglia”, un’intimistica passeggiata chitarristica a tempo lentissimo in compagnia delle spazzole di Di Lenge che si stempera in un solo di Caruso dal trascinante swing intrinseco, prima di rilanciare il leader in un intervento dal suono pulito e squisitamente “jazzy”. Il finale è ancora affidato allo swing notturno del trombone. Il disco si chiude a tempo di samba con “In viaggio”, con Caruso ancora in evidenza ma con preziosi interventi di tutto il quartetto.
    In estrema sintesi, “Spettacolo” è un bel lavoro, ben suonato ed ottimamente inciso, in cui si possono apprezzare un imprescindibile Caruso, il chitarrismo discreto e mai invadente di Orsi ed una ritmica assolutamente pertinente. Particolarmente indicato per gli amanti delle atmosfere soffuse.

Ernesto Scurati – Tracce di Jazz

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  • Il nuovo Album di Gabriele Orsi: un vero e proprio SPETTACOLO

Recensione

Vogliamo iniziare questa recensione in modo diverso ripetto alle altre, perchè racchiude un progetto particolare, dal significato Importante.

“Spettacolo!”

”È un’ esclamazione che usava spesso  un mio grande amico e bravo contrabbassista,  Santino Carcano, che è scomparso poco più di tre anni fa.

A lui è dedicato questo disco, in ricordo di tutte le volte che abbiam suonato insieme, ai chilometri macinati in sua compagnia e alle nostre chiacchierate al telefono”. Cit. Gabriele Orsi

Un album davvero degno di un grande Spettacolo, nel vero senso della parola. Una grande formazione tutta Italiana, con il leader Gabriele Orsi che fa da padrone, ma che è capace anche di stare in retroguardia, facendo emergere gli altri artisti in soli, armonie e ritmi che attirano l’attenzione, creando un’atmosfera unica, capace di farci immergere in sensazioni bellissime ed emozionanti.

In tutto l’album, dallo stile moderno ma anche classico, non si ha mai una situazione di uguaglianza e uno stile unico, infatti si passa e si assaggiano diversi generi musicali. Bossa, Ballads, Funky e anche, spesso e volentieri, fraseggi Rock/Blues.

Un album tratto ispirazione da molti artisti che hanno fatto la storia della musica, come Thelonius Monk (presente anche un suo brano all’interno dell’album), Dave Holland, John Scofield, Bill Frisell, Miles Davis, Jimi Hendrix, Steve Coleman, Marc Ducret.

La cosa che attira maggiormente l’attenzione è sicuramente la sonorità particolare della chitarra, sia nel modo di accompagnare che di creare assoli dallo stile moderno, richiamando però a volte anche fraseggi del classico jazz. Importantissimo e bellissimo è anche il Trombone (Beppe Caruso), che oltre ad avere uno stile quasi unico su questo strumento, riesce a suonare fraseggi semplici ma d’impatto, che danno l’impressione di essere suonati da una classica tromba. Batteria e Contrabbasso creano una sinergia unica e a volte sembrano essere quai un tutt’uno, è ovvio che senza di loro questo album perderebbe una grande ritmica e solidità, che invece riescono ad essere uno degli elementi principali del disco.

Bhè che dire, scendere nel tecnico sarebbe troppo noioso e poco importante, tutto quello che si può fare è solo ascoltare questo bellissimo lavoro di Gabriele Orsi.

Voto. 8

Andrea Ranalletta (ParliamodiJazz)

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  Gabriele Orsi è un chitarrista milanese che ha cominciato a farsi notare negli ambienti jazz con un progetto ben preciso, in cui lo scopo è quello di ingabbiare le strutture spigolose di Monk in quelle più ariose della fusion musicale. Il Fluxus quartet è l’asse su cui ha lavorato Orsi, con alcuni fidati collaboratori delineati nelle figure del contrabbassista Daniele Petrosillo e del batterista Francesco di Lenge; qualche volta il quartetto è diventato trio con la sola sezione ritmica (il C.O.D. Trio), finché nel 2013 Orsi è entrato in promiscuità sonora con il trombonista Beppe Caruso, suonando nel suo “Caos”, con vicinanza di obiettivi e ricambio profusi nell’esperienza del suo trio. (in parallelo, inoltre, c’è anche il lavoro nei nDem). Il manifesto programmatico della musica del chitarrista fu ben rilevato in occasione di “Odd original songs” del C.O.D. Trio, in cui Orsi dichiarava di lavorare ad “….un progetto di musiche originali dove le differenti esperienze ed approcci alla composizione vengono filtrati attraverso un’estetica timbrico-ritmica allo stesso tempo ancestrale e nuova, intrigante e discreta, neurotonica e soporifera….”. 

Spettacolo“, il nuovo lavoro di Orsi, è posizionato ancora su un quartetto, con composizioni per la quasi totalità personali, in cui la sezione ritmica è affidata a Francesco Carcano (cb) e al solito Francesco di Lenge (bt), con la partecipazione direi ormai paritetica di Beppe Caruso al trombone; la soluzione chitarra-trombone, anche in presenza di sezione ritmica, non è strada delle più battute nel jazz elettrico, ma in Spettacolo si va incontro ad elaborazioni diverse, si cerca di raffinare i contenuti, con classe e ottimi abbinamenti tra gli strumenti, si aprono squarci, veri e propri dialoghi frutto delle fantasie improvvisative degli artisti. Orsi e Caruso stanno cercando di reimpostare la formula della dinamicità del jazz corroborata dalla potenza rock, ma senza cullarsi sugli allori, partendo da temi melodici che vengono sviluppati con sagacia, con inevitabili momenti di composizione al proprio interno: sebbene gli episodi finali del lavoro escono un pò fuori dal seminario (forse in cerca di brani-consenso?), altri come l’iniziale Fluxus o la successiva Friends, dimostrano che è ancora possibile creare materiale trasversale arricchito dalle proprie capacità: Orsi disegna linee e curve veloci con la sua chitarra elettrica, mentre Caruso lavora sopraffino di tecnica per offrire un timbro pieno di sfumature, utile per esteriorizzare quel dialogo che si cerca di comporre attraverso il jazz; ottima anche l’erraticità apparente di Carcano che sfrutta le coordinate di Mingus e Holland, ma che usa archetto classico in Song for, mentre Di Lenge è ormai divenuta una garanzia per la buon riuscita dei progetti di Orsi.
Ettore Garzia

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L’arduo tentativo di perlustrare nuove galassie sonore è sempre apprezzabile. Il poliedrico chitarrista Gabriele Orsi, con la sua nuova avventura discografica intitolata “Spettacolo”, intende intraprendere una direzione diametralmente opposta rispetto al jazz “ortodosso”. Beppe Caruso (trombone), Francesco Carcano (contrabbasso) e Francesco Di Lenge (batteria) sono i suoi tre preziosi compagni di viaggio. Eccetto Pannonica (Thelonious Monk), il leader del progetto firma i sette brani restanti presenti nel cd. L’andamento funk sul quale è costruito il tema di Fluxus Theme è assai accattivante. Orsi e Caruso dialogano in modo spigliato, arricchendo il loro eloquio con fugaci e velate incursioni tendenti al free. Il solo di Carcano è nitidamente cadenzato ed incalzante, ornato da un suono robusto. Di Lenge sciorina un drumming massiccio ed efficace, impreziosito da improvvisi e incandescenti fills. Friends evoca un’atmosfera decisamente surreale. Qui il trombonista sfrutta da cima a fondo l’ampia gamma timbrica del suo strumento, ottenendo un impatto sonoro alquanto sorprendente. L’incedere chitarristico di Gabriele Orsi è vertiginoso e intrigante dal punto di vista armonico. In Viaggio è un’ammaliante e peculiare bossa nova. L’improvvisazione di Francesco Carcano è essenziale e improntata sulla cantabilità. Il solismo di Orsi è sostanzialmente distensivo, espressivo e intelligentemente imperlato da qualche affondo cromatico. “Spettacolo” è un album di notevole interesse, poiché concettualmente moderno e generato attraverso un’accurata perlustrazione sonora, armonica e compositiva.

Stefano Dentice

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